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A Cuneo il 2 novembre corone di fiori e carro funebre per dire addio alle Partite Iva messe in ginocchio dalle chiusure imposte dal Dpcm

 Due novembre, giornata della commemorazione dei defunti e quest’anno – 2 novembre 2020 – commemorazione anche delle tante Partite Iva che si trovano sul letto di morte  a causa di una chiusura assurda e irresponsabile imposta da un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, completamente avulso dalla realtà.

Per far sentire la voce – o per meglio dire la muta disperazione – di un mondo di lavoratori e di lavoratrici – sul quale viene puntato il dito di untori e irresponsabili, la Confesercenti provincia di Cuneo, organizza – con il sostegno e la collaborazione di Confartigianato, Confcooperative e Confcommercio – un momento di raccoglimento per tutte quelle aziende destinate a morire.

Lunedì 2 novembre, in piazza Galimberti a Cuneo – dalle 10,30 alle 11 – si svolgerà il funerale delle Partite Iva della Granda, con tanto di corone di fiori, lumini ed un carro funebre che celebrerà quello che nessuno avrebbe mai pensato di celebrare: la morte di aziende sane per mano dello Stato italiano.

“Ormai è chiaro che questa emergenza sanitaria da Coronavirus sta mietendo morti non solo in ospedale ma anche tra le Partite Iva, colpendo un settore già messo a dura prova in questi ultimi anni – sottolinea il direttore generale Confesercenti della provincia di Cuneo, Nadia Dal Bono -.  Senza dimenticare che dietro una Partita Iva c’è un mondo di lavoratrici e di lavoratori che fa girare l’economia del nostro Paese”.

“Siamo fortemente preoccupati per un intero settore economico che rischia di sparire – ricorda il direttore generale Confesercenti della Provincia di Cuneo – per questo chiediamo a gran voce allo Stato un sostegno reale, concreto e soprattutto rapido per aziende che fin da subito hanno seguito i protocolli di sicurezza contro il dilagare della pandemia, spendendo cifre ragguardevoli in un momento di crisi”.

“Anche perché – conclude Dal Bono – una domanda nasce spontanea: ma se lavorare non è più un diritto, pagare le tasse è ancora un dovere? E con quali soldi?”.