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Settore moda, Confesercenti lancia l’allarme. Il direttore Dal Bono: “Urgono sgravi fiscali e finanziamenti a fondo perduto”

Botta (abbigliamento): con quale criterio si è deciso di chiudere i nostri negozi? Non credo sia stato provato che sono ricettacoli di contagi

“Trovo che questo ultimo Dpcm, sia discriminatorio. Sia chiarto, non ho nessuna intenzione di fare polemica, soprattutto in un momento di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo. Però, da commerciante del settore dell’abbigliamento, mi chiedo con quali criteri siano stati selezionati i negozi che possono restare aperti e quelli che invece hanno dovuto tirare giù la serranda per la seconda volta in pochi mesi”.

Con queste parole Mauro Botta – uno dei titolari dei quattro negozi di abbigliamento Botta & B -, ha commentato le disposizioni da zona rossa del Piemonte e quindi della provincia Granda.

 “Forse sono io che non ho capito – precisa Botta – però mi chiedo quali sono i parametri che hanno portato, tra le botteghe, a far chiudere solo le categorie di abbigliamento e gioielli. Ci sono dati provati e scientifici, che confermano come in questi due tipi di negozi, c’è stato un elevato numero di contagi? Se la risposta è sì vorrei saperlo. Ma dubito fortemente che sia così”.

“Sono contento per gli esercenti che hanno potuto continuare a lavorare – conclude Mauro Botta –  e, come commerciante, sono pronto a sostenere altri sacrifici però in un contesto di chiusura totale e di tutela dei servizi essenziali, altrimenti non credo abbia senso. E dico questo solo perché sono convinto che è necessario arginare in tutti i modi possibili la pandemia. Credo però che se il sacrificio è indispensabile, penso anche che debba essere di tutti. Altrimenti mi viene il dubbio che si voglia penalizzare solo alcuni settori. E questo sarebbe ingiusto, oltre che inutile per il dilagare del contagio”.

“In effetti non è facile capire quale linea sia stata seguita per prendere certe decisioni – afferma Nadia Dal Bono, direttore generale della provincia di Cuneo di Confesercenti -. Sembra quasi che l’intenzione sia quella di alimentare una sterile lotta tra poveri. Chi ha studiato la strategia di questo “mini lockdown” avrebbe dovuto spiegare le motivazioni che ne stanno alla base.

È necessario accendere i riflettori sulla filiera della moda e chiedere alle istituzioni interventi concreti e immediati che fronteggino le tante difficoltà del comparto, le cui vendite sono in picchiata libera”.

“Confesercenti chiede con forza finanziamenti  a fondo perduto per il settore della distribuzione settore moda, defiscalizzazione e sgravi contributivi per i dipendenti settore moda, abolizione delle imposte dirette ed indirette e tasse comunali relativamente ai mesi del lockdown, credito di imposta sul magazzino primavera/estate 2019 – prosegue il direttore Dal Bono -. E poi tracciare un percorso di programmazione politico-sindacale della categoria e blocco dei titoli di credito. Inoltre Confesercenti dice no ai protesti fino alla fine dell’emergenza, nonché proroga degli sgravi fiscali sulle locazioni”. “Occorre intervenire, prima che sia troppo tardi – conclude il direttore generale Confesercenti della provincia di Cuneo – a supporto di tutte quelle attività in affanno che rischiano di non riuscire a superare una seconda ondata di crollo dei consumi”.